Il mare invisibile di Maria Rizzi, edizioni della Sera, 2019
Maria Rizzi stupisce sempre perché in qualsiasi genere letterario si misuri, non rinuncia a nulla di se stessa, anzi vi partecipa copiosamente con tutto il proprio io. Così con questo suo Il mare invisibile, romanzo poliziesco, giallo imperniato interamente sullindagine svolta, ma anche romanzo sociale, storico. Il titolo stesso ci offre due chiavi di lettura. La prima come mare dellindifferenza, del perbenismo di una società che non ascolta le voci degli ultimi, anzi malata di inquietanti nostalgie, colma il vuoto interiore con perversi disegni. La seconda come mare del silenzio soffocato di chi , attraverso il pelago, cerca approdi di vita in luoghi in cui il silenzio diviene sopportazione di soprusi disumani non denunciati per paura. Comune denominatore alle due interpretazioni sono la sofferenza e la morte, sfondo dellintera vicenda, lenita però dai palpiti lirici dellautrice. La Rizzi infatti non abdica alla sua vocazione e conforta il procedere del romanzo creandovi unatmosfera unica, irrepetibile con queste inattese vibrazioni di poetica umanità. Ciò crea stupore perché sembra contrastare con il metodo scientifico asettico con cui costruisce lindagine con forte determinazione nella presentazione dei personaggi, dallispettore al commissario a tutti i vari protagonisti, tutti esaminati con attenzione, rispetto nella descrizione fisica, psicologica perfino nel loro costume abituale di vita nel contesto abitativo e paesaggistico. E qui ecco la Nostra: si lascia andare, come accennato, alla sua sensibilità che si fa parola poetica capace di rendere morbida con tocchi di colore la situazione sorprendente nella sua ambiguità ove luomo si rivela cannibale. Questo procedere così minuzioso, particolareggiato sembra rallentare il ritmo dellazione, della narrazione, in realtà dilata quel senso di suspence tipico di un romanzo poliziesco, operazione realizzata anche dal suo periodare breve, incalzante allentato in pause di inatteso respiro. Vi contribuisce anche il linguaggio che muta, varia nei monologhi nei dialoghi psicologici: è il suo vissuto interiore, la sua reazione fisica, psicologica al bene, al male che diviene espressione cruda, realistica, quando lazione va oltre lumana misura, scientifica, tecnica nellindagine poliziesca, affettuosa, delicata nell attenzione alla sofferenza. La Rizzi cambia tono, registro con estrema naturalezza, indice della sua partecipazione con cuore e mente alla vicenda da lei creata-ricreata evocata dalla terribile verità dei nostri tempi. Non è lecito qui anticipare nulla per non togliere quel quid di curiosità input ad una buona lettura. Il romanzo acquista così una sua inconfondibile identità grazie proprio allautrice coerente con se stessa anche nelluso di questo genere di scrittura, espressione di libertà che più manifesta la sua grande umanità permeata di amore per gli ultimi, devozione per la natura ovunque presente.
Rivisitando alla fine il titolo nelle sue chiavi di lettura, il romanzo appare un atto di accusa contro la società che non vuole vedere la realtà e quindi lottare per migliorarla. Ma la Rizzi, proiettata attraverso i suoi ispettori, commissari e pure una donna ispettrice, verso i valori fondanti dellumana convivenza, rivaluta la coesione, la sinergia collaborativa dei suoi fidi che, pur con brevi momenti di dissonanza, creano tra loro un ritmo lavorativo unico con aperture risvolti psicologici esaltati nei monologhi, nei dialoghi: intenso e poetico quello che chiude il romanzo. E questi personaggi fanno veramente barriera per rivelare la complessità diabolica dellanimo umano asservito su più fronti alla malvagità, ma anche per sottolineare la dignitosa sofferta situazione di chi vive il vero silenzio, per denunciare la verità celata nel modus vivendi di chi non vuole ancor riconoscere nellaltro unaPersona da rispettare. Sempre.
Rosapineta, 31.7.20
Maria Luisa Daniele Toffanin
Maria Rizzi stupisce sempre perché in qualsiasi genere letterario si misuri, non rinuncia a nulla di se stessa, anzi vi partecipa copiosamente con tutto il proprio io. Così con questo suo Il mare invisibile, romanzo poliziesco, giallo imperniato interamente sullindagine svolta, ma anche romanzo sociale, storico. Il titolo stesso ci offre due chiavi di lettura. La prima come mare dellindifferenza, del perbenismo di una società che non ascolta le voci degli ultimi, anzi malata di inquietanti nostalgie, colma il vuoto interiore con perversi disegni. La seconda come mare del silenzio soffocato di chi , attraverso il pelago, cerca approdi di vita in luoghi in cui il silenzio diviene sopportazione di soprusi disumani non denunciati per paura. Comune denominatore alle due interpretazioni sono la sofferenza e la morte, sfondo dellintera vicenda, lenita però dai palpiti lirici dellautrice. La Rizzi infatti non abdica alla sua vocazione e conforta il procedere del romanzo creandovi unatmosfera unica, irrepetibile con queste inattese vibrazioni di poetica umanità. Ciò crea stupore perché sembra contrastare con il metodo scientifico asettico con cui costruisce lindagine con forte determinazione nella presentazione dei personaggi, dallispettore al commissario a tutti i vari protagonisti, tutti esaminati con attenzione, rispetto nella descrizione fisica, psicologica perfino nel loro costume abituale di vita nel contesto abitativo e paesaggistico. E qui ecco la Nostra: si lascia andare, come accennato, alla sua sensibilità che si fa parola poetica capace di rendere morbida con tocchi di colore la situazione sorprendente nella sua ambiguità ove luomo si rivela cannibale. Questo procedere così minuzioso, particolareggiato sembra rallentare il ritmo dellazione, della narrazione, in realtà dilata quel senso di suspence tipico di un romanzo poliziesco, operazione realizzata anche dal suo periodare breve, incalzante allentato in pause di inatteso respiro. Vi contribuisce anche il linguaggio che muta, varia nei monologhi nei dialoghi psicologici: è il suo vissuto interiore, la sua reazione fisica, psicologica al bene, al male che diviene espressione cruda, realistica, quando lazione va oltre lumana misura, scientifica, tecnica nellindagine poliziesca, affettuosa, delicata nell attenzione alla sofferenza. La Rizzi cambia tono, registro con estrema naturalezza, indice della sua partecipazione con cuore e mente alla vicenda da lei creata-ricreata evocata dalla terribile verità dei nostri tempi. Non è lecito qui anticipare nulla per non togliere quel quid di curiosità input ad una buona lettura. Il romanzo acquista così una sua inconfondibile identità grazie proprio allautrice coerente con se stessa anche nelluso di questo genere di scrittura, espressione di libertà che più manifesta la sua grande umanità permeata di amore per gli ultimi, devozione per la natura ovunque presente.
Rivisitando alla fine il titolo nelle sue chiavi di lettura, il romanzo appare un atto di accusa contro la società che non vuole vedere la realtà e quindi lottare per migliorarla. Ma la Rizzi, proiettata attraverso i suoi ispettori, commissari e pure una donna ispettrice, verso i valori fondanti dellumana convivenza, rivaluta la coesione, la sinergia collaborativa dei suoi fidi che, pur con brevi momenti di dissonanza, creano tra loro un ritmo lavorativo unico con aperture risvolti psicologici esaltati nei monologhi, nei dialoghi: intenso e poetico quello che chiude il romanzo. E questi personaggi fanno veramente barriera per rivelare la complessità diabolica dellanimo umano asservito su più fronti alla malvagità, ma anche per sottolineare la dignitosa sofferta situazione di chi vive il vero silenzio, per denunciare la verità celata nel modus vivendi di chi non vuole ancor riconoscere nellaltro unaPersona da rispettare. Sempre.
Rosapineta, 31.7.20
Maria Luisa Daniele Toffanin